Modena, 3 agosto 2022
CONFESERCENTI MODENA
Confesercenti: le Proposte per il prossimo Governo
Di seguito il programma con le proposte di Confesercenti per il prossimo Governo.
Così Mauro Rossi, Presidente Provinciale Confesercenti Modena: “Micro e piccole imprese costituiscono oltre il 98% delle imprese italiane e contribuiscono in modo essenziale alla creazione dei posti di lavoro e del PIL. Le attività di commercio, turismo e servizi, drammaticamente penalizzate dalle misure di contenimento pandemico, meritano ora particolare sostegno e valorizzazione per supportarne la competitività”
Lavoro
Riduzione del cuneo fiscale e contrattazione collettiva. Nei due anni di emergenza Covid, le attività del terziario hanno vissuto una crisi senza precedenti, che ha fatto perdere loro miliardi di euro di fatturato. Un crollo che ancora pesa su molti comparti d’attività economica, le cui imprese difficilmente possono permettersi di accordare aumenti salariali sulla base dell’attuale variazione dell’indice dei prezzi IPCA.
L’indice IPCA produce infatti degli importi che per alcuni settori del terziario sono insostenibili. Per sostenere il rinnovo di contratti, serve dunque un segnale forte di riduzione del costo del lavoro. Occorre prevedere una detassazione sui futuri aumenti contrattuali e anche su tutte le ulteriori premialità (welfare contrattuale) che la contrattazione dovesse a tutti i livelli erogare anche a mezzo della bilateralità.
Salario Minimo. Un intervento per legge in tale ambito porterebbe con sé una possibile alterazione degli equilibri economici e negoziali raggiunti dalla contrattazione collettiva. Infatti, se il valore minimo fissato dal Legislatore fosse più basso di quello stabilito dai contratti collettivi, si correrebbe il rischio di disapplicazione degli stessi, con conseguente – non voluto – peggioramento delle condizioni generali dei lavoratori.
Contrasto alla contrattazione pirata. Prioritario anche intensificare il contrasto ai contratti pirata sottoscritti da Organizzazioni prive di rappresentatività e non presenti nel Cnel, che generano dumping contrattuale e determinano l’applicazione di salari non congrui rispetto a quelli dei contratti collettivi stipulati dalle Organizzazioni realmente rappresentative.
I lavoratori del terziario sono circa 5 milioni, e i contratti comparativamente più rappresentativi – tra cui quello di Confesercenti – sono applicati a circa 4 milioni e mezzo di lavoratori. Secondo le nostre stime, ci sono altri 500 mila lavoratori circa per i quali sono applicati i contratti pirata, che costano – mediamente – un 10% in meno dei contratti ufficiali. Nel caso di un Trattamento Economico Complessivo per il terziario di 1.600 euro al mese, i CCNL pirata determinano un costo inferiore di 160 euro al mese: quasi un miliardo in meno di massa salariale annua, con conseguente minor gettito fiscale e contributivo.
Mercato del lavoro – flessibilità in entrata e in uscita. Riteniamo che l’intero assetto dei tipi contrattuali vada riformato, perché crea oneri e inutili burocrazie e rallenta i processi di selezione, non agevolando l’ingresso nel mercato del lavoro. Si deve
incidere sul lavoro a termine, somministrato, intermittente, a tempo parziale e su quello autonomo occasionale per rendere le assunzioni veloci, adeguate ai tempi della nuova organizzazione del lavoro generata dalla pandemia, e ben remunerate. Si deve eliminare ogni tassa indiretta sulla flessibilità in entrata, abbassando il costo del lavoro. La formazione professionale, sostenuta dai fondi paritetici, deve essere il contrappeso alla flessibilità: più formazione ricevuta e attestata determina una maggiore visibilità sul mercato del lavoro, con un contestuale zainetto di incentivi fiscali per l’assunzione con forme flessibili di quel lavoratore.
Mercato del lavoro – flessibilità interna. Si deve rendere più agevole la possibilità di modulazione dell’orario di lavoro in relazione alla variazione delle attività. La flessibilità interna deve essere incentivata con forme di defiscalizzazione. Servono ulteriori forme di facilitazione e agevolazione fiscale anche per l’utilizzo dello smart working.
Formazione e politiche attive per il lavoro. Le misure di riduzione del cuneo fiscale e contributivo, volte al rilancio occupazionale ed alla crescita, devono coniugarsi con la costruzione di politiche attive per il lavoro in grado di misurarsi con la sfida dell’innovazione. Sempre nella prospettiva di crescita generale del tessuto imprenditoriale, anche la formazione degli imprenditori piccoli e medi diventa elemento essenziale per garantire uno sviluppo dell’economia equilibrato ed efficace. È quindi fondamentale sviluppare strumenti che facilitino la formazione continua per gli imprenditori.
Va inoltre reso più agevole l’accesso delle PMI al Fondo nuove competenze e visto l’importante coinvolgimento dei Fondi Interprofessionali per la formazione continua andrebbero liberate le risorse del “prelievo forzoso” a loro carico. Appare necessario, al contempo, anche un maggior collegamento dei percorsi formativi con i fabbisogni di professionalità espressi dalle PMI.
Concorrenza
Dopo l’approvazione del DDL Concorrenza, la questione delle concessioni balneari marittime resta da definire: auspichiamo che si possa arrivare ad una soluzione equilibrata, che tenga conto delle esigenze delle imprese e tuteli lavoro e investimenti.
Allo stesso tempo, devono essere date certezze sui rinnovi anche agli imprenditori del commercio su aree pubbliche: la maggior parte delle concessioni è scaduta il 29 giugno scorso. Occorre inoltre un intervento per gli NCC, con un provvedimento dedicato esclusivamente al comparto.
Riforma del fisco
Dopo anni di discussioni, la nuova legislatura ha la possibilità concreta di portare finalmente a termine la riforma del fisco. Una riforma necessaria, visto che il sistema fiscale italiano è caratterizzato – oltre che dall’onerosità – da un insieme di regole eccessivamente complesso e in alcuni casi iniquo.
Superare il sistema degli acconti. L’attuale sistema di versamento delle imposte dirette da parte delle imprese e dei lavoratori autonomi prevede la scadenza del 30 giugno per il versamento del primo acconto dell’anno d’imposta in corso e del saldo dell’anno precedente e del 30 novembre per il versamento del secondo acconto. Andrebbe invece istituito un nuovo meccanismo di liquidazione, con l’abolizione delle due scadenze attualmente previste per la liquidazione del I acconto e saldo e II acconto, abolizione della “ritenuta d’acconto” applicata obbligatoriamente sulle fatture emesse dal commissionario in capo al committente.
Tassazione agevolata sugli affitti commerciali. È importante prevedere una revisione dell’attuale sistema previsto sulla locazione commerciale. Si ritiene prioritario prevedere dei meccanismi incentivanti a favore sia del locatore che del locatario per un concreto rilancio del sistema economico italiano.
In particolare, ci si riferisce alla possibile introduzione di un meccanismo di “tassazione flat”, sostitutiva delle imposte sul reddito e delle imposte locali, in favore del locatore sia per i contratti in corso di validità – a fronte di una riduzione del canone previsto dal precedente accordo di locazione – sia per i contratti di nuova stipula, a seguito di armonizzazione alla disciplina degli affitti a canone concordato attualmente prevista per i contratti abitativi anche per i contratti commerciali.
Meccanismi di incentivazione all’uso della moneta elettronica. Al fine di favorire il reale e concreto sviluppo ed utilizzo dei sistemi di pagamento elettronici tracciabili è necessario intervenire sulle norme in materia e modificarle ampliando la definizione di “strumenti di pagamento tracciato”.
Risulta necessario, infatti, includere tutti gli strumenti di monetica “next gen” (SatisPay, ApplePay, etc.) già fortemente diffusi nella prassi commerciale italiana incentivando, allo stesso tempo, l’iniziativa economica privata finalizzata allo studio di sistemi di pagamento innovativi ed al successivo collocamento degli stessi.
Credito
Rafforzamento dell’azione dei confidi in favore delle PMI. La fine delle misure del Temporary Framework dovrebbe comportare un ritorno alla normalità per quanto riguarda l’azione sinergica tra strumenti di garanzia pubblici e strumenti di garanzia privati. Il ruolo dei confidi deve ritornare al centro del supporto alle PMI seppur con adeguamenti in termini operativi dettati dallo scenario post pandemico. Le proposte sul tema della Confesercenti sono:
- Patrimonializzazione Confidi. Si richiede di dare piena attuazione a quanto previsto dall’art. 13, comma 1, lettera n-bis), del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, nella legge 5 giugno 2020, n. 40 che consente di liberare le risorse pubbliche assegnate ai confidi da qualunque vincolo di destinazione.
- Utilizzo di risorse pubbliche per erogazione diretta ed indiretta. Occorre prevedere per i Confidi (sia ex art. 106 TUB che ex art. 112 TUB) la possibilità utilizzare le risorse ricevute dallo Stato, Regioni ed Enti Pubblici in generale per sottoscrivere strumenti finanziari emessi da società di Microcredito iscritte nell’elenco di cui all’art. 111 TUB con una remunerazione non superiore al 2,5% annuo che rimane di competenza del Confidi quale copertura dei costi amministrativi.
- Nuova legge di riforma del sistema dei Confidi. Occorre rivedere l’intero impianto del D.L. 30 settembre 2003, n. 269 in modo da attualizzarlo allo scenario di mercato post pandemico. Inoltre, occorre prevedere degli strumenti di coordinamento delle politiche pubbliche (nazionali, regionali e locali) che vedano una vera programmazione pluriennale nella gestione delle risorse pubbliche.
Rafforzamento degli strumenti di Microcredito. La sfida più rilevante per il nostro Paese sarà quella di evitare il ripetersi di situazioni di credit crunch per il segmento delle micro e piccole imprese. Esse costituiscono oltre il 98% del tessuto imprenditoriale italiano e contribuiscono in modo significativo alla creazione del PIL. Tali imprese sono, tuttavia, anche quelle che sono sempre più di difficile valutazione da parte del sistema bancario e fintech.
La proposta di Confesercenti è quella di prevedere la piena attuazione della riforma al fine di consentire allo strumento di Microcredito di essere un volano della ripresa per il segmento specifico delle micro e piccole imprese con tempistiche, costi e modalità operative che gli altri strumenti di credito ad oggi non riescono a garantire.
Pieno sfruttamento delle previsioni del Temporary Framework. Il Temporary Framework prevedeva la possibilità di trasformare le agevolazioni sotto forma di garanzie in fondo perduto. Chiediamo di prevedere la trasformazione di una percentuale della quota di garanzia rilasciata dal Fondo Centrale in contributo a fondo perduto per le operazioni fino a 35.000 euro. Volendo fare un esempio: finanziamento 35.000 euro con garanzia Fondo Centrale 100% à prevedere che il 40% (14.000 euro) diventi a fondo perduto e l’impresa debba restituire i restanti 21.000 euro. Ciò equivale a dire che all’impresa sono state trasformate in fondo perduto le quote capitali delle rate di preammortamento.
Previdenza
Le questioni di carattere previdenziale riguardano e coinvolgono non solo il mondo dei lavoratori dipendenti ma anche i lavoratori autonomi. Sul tema, si evidenziano in particolare due questioni: la pensione anticipata “c.d. opzione donna” e il trattamento di vecchiaia con elementi di flessibilità (attività usuranti).
Pensione anticipata c.d. “opzione donna”. Gli interventi che si sono succeduti e che hanno riguardato l’opzione donna sono stati sempre valutati positivamente poiché è uno strumento che consente di portare nel sistema elementi di maggiore flessibilità senza compromettere la sostenibilità finanziaria.
Tuttavia, tale disciplina, per come è stata congegnata non consente di programmare il futuro pensionistico di lavoratrici ed aziende, in quanto le norme hanno sempre stabilito di volta in volta il periodo entro il quale possedere i requisiti (Esempio: Legge di Bilancio 2022 – Requisiti entro il 2021). Deve quindi essere garantita una effettiva strutturalità nel tempo evitando ulteriori incertezze.
Oltre alle criticità di cui sopra, si rileva il perpetrarsi del diverso trattamento riservato a lavoratrici dipendenti e autonome, in particolare in ordine all’età anagrafica richiesta (58 anni per le dipendenti e 59 anni per le autonome) per l’esercizio dell’opzione. È opportuno, invece, garantire parità di accesso alla prestazione, a tutte le categorie di lavoratrici.
Trattamento di vecchiaia anticipata con elementi di flessibilità e attività usuranti. Terminati gli effetti prodotti dall’introduzione di “Quota 102” (peraltro per il solo anno 2022), dal 2023 per la generalità dei lavoratori il panorama previdenziale risulterà privo di un possibile accesso pensionistico anticipato rispetto ai convenzionali trattamenti già previsti dal nostro ordinamento giuridico (pensione di vecchiaia o pensione anticipata).
È indispensabile, quindi, introdurre elementi strutturali di flessibilità per l’accesso al pensionamento. Gli interventi resi in tal senso devono produrre effetti trasversali tra le varie categorie di lavoratori, senza creare discriminazioni tra dipendenti e lavoratori autonomi. Risulta, ad esempio, ormai inaccettabile l’esclusione dei lavoratori autonomi dalla classificazione delle attività gravose e usuranti.
Next Generation Eu e PNRR
Dopo lo shock dovuto alla pandemia l’Europa si è finalmente mossa in direzione solidale, accantonando gli eccessi rigoristi che ne avevano invece caratterizzato le scelte durante le crisi più recenti.
Elemento caratterizzante della nuova politica europea è il Piano Next Generation UE, approvato dal Consiglio europeo per sostenere e indirizzare la ripresa economica dopo la pandemia. Complessivamente, vengono messi a disposizione dei paesi europei 750 miliardi, di cui 390 a fondo perduto.
Per accedere ai finanziamenti i paesi hanno presentato entro aprile 2021 un “Piano per la ripresa e la resilienza”, che è stato valutato dalla Commissione e poi proposto all’approvazione (con maggioranza qualificata) del Consiglio europeo. Le risorse complessive che il NGEu destina all’Italia, sotto forma di trasferimenti o prestiti, ammontano a 209 miliardi, di questi 128 sotto forma di prestiti, e 81 come grant.
Tali risorse sono da impegnare entro la fine del 2023, e da spendere entro la fine del 2026 e questo periodo rientra pienamente nell’arco di tempo di durata nella nuova legislatura; quindi, il nuovo Governo avrà la responsabilità importante di rendere operativo il PNRR, un banco di prova della capacità del sistema-Italia di rendersi operativo per il bene comune.
Occorre anche dare maggiore impulso all’utilizzo delle risorse del PNRR. Nel turismo, ad esempio si potrebbe procedere al finanziamento – anche con apposito bando – di quelle iniziative immediatamente realizzabili e, di conseguenza, finanziabili, che abbiano lo scopo principale quello della commercializzazione e dell’incrocio fra domanda (in particolare internazionale) e offerta.
Transizione ecologica e sicurezza energetica
Lo scoppio del conflitto russo-ucraino ha determinato un’emergenza sul fronte del mercato domestico dell’energia. È assolutamente prioritario proseguire nella diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ma anche rimodulare gli obiettivi della transizione energetica puntando con forza sulle fonti rinnovabili senza
abbandonare anzitempo quelle fossili ed i bio-carburanti, e tenendo sempre presente la necessità di garantire la continuità operativa delle attività economiche. La politica energetica non deve punire le imprese ma deve premiare, anche fiscalmente, scelte ed investimenti green e i consorzi d’acquisto di energia e gas.
Investimenti per la competitività delle PMI del terziario e del turismo
Come è noto, l’Italia soffre di un grande deficit infrastrutturale nei confronti dell’Europa, che contribuisce al determinare un gap di competitività che penalizza ormai da anni la nostra economia. Le risorse che affluiranno attraverso il Recovery Fund potranno contribuire a colmare il gap infrastrutturale ed è molto probabile che, proprio a tal fine, l’Europa spingerà affinché i fondi siano indirizzati prevalentemente ad investimenti pubblici. Dobbiamo però avere presente l’esigenza di calibrare le misure a supporto della competitività anche sulle microimprese e non solo su quelle di maggiori dimensioni a forte vocazione innovativa e generalmente appartenenti all’ambito manifatturiero.
Piattaforme web e Web Tax. Posto poi che la competitività delle PMI del settore del commercio e del turismo presuppone la disponibilità di un sistema di collegamento fisico e di una connettività digitale efficiente che rappresentano vere e proprie condizioni abilitanti per l’esercizio di impresa, di grande rilievo è stimolare la nascita di piattaforme con servizi aggregati di comunità in grado di valorizzare l’economia di imprese appartenenti allo stesso settore o agli stessi territori con esternalità positive a beneficio di operatori e clienti (per rendere maggiormente fruibili i luoghi, la conoscenza delle peculiarità locali, dei servizi di accoglienza oppure per rendere più competitive le aziende condividendo processi imprenditoriali comuni.
L’esperienza drammatica dei mesi di lockdown ha infatti squarciato lo schermo culturale che finora ha tenuto lontano dalla digitalizzazione le imprese più piccole e più tradizionali. Attività che possono così rivelarsi particolarmente ricettive a misure di incentivo per l’innovazione e la digitalizzazione, a patto naturalmente che siano adeguate alle dimensioni e alle caratteristiche di queste imprese. Occorre, allo stesso tempo, procedere alla revisione del regime fiscale cui sono sottoposti i grandi player internazionali dell’e-commerce attivi in Italia, con una Web Tax mirata ad equilibrare l’attuale sperequazione con il retail fisico.
Infrastrutture turistiche. Importante è poi declinare il concetto di infrastrutture alle esigenze di uno dei settori più duramente colpiti dalla crisi Covid, quello del turismo. Le infrastrutture, materiali ed immateriali, rappresentano una precondizione indispensabile per sollecitare una più rapida ripresa turistica. A nostro parere
possono andare insieme grandi opere infrastrutturali ed infrastrutture secondarie per ottenere un efficace sistema di mobilità in tutto il territorio nazionale. Occorre da un lato completare alcuni grandi assi viari e ferroviari accelerando la realizzazione degli interventi già programmati, e dall’altro investire in una rete intermodale che connetta efficacemente territori e persone da e tra le diverse aree del paese, unitamente a ad un piano per la infrastrutturazione energetica e digitale. Interventi che, tra l’altro, risulterebbero di particolare beneficio anche per colmare il ritardo di sviluppo del nostro Mezzogiorno.
Rigenerazione urbana e rivoluzione digitale
Con la spinta dell’emergenza sanitaria, si è venuto a creare una sorta di antagonismo fra relazioni digitali e relazioni sociali.
Dal giornale in edicola alla lettura online, dallo shopping in negozio alle piattaforme di e-commerce, dallo sportello bancario all’Home Banking, dalla cena al ristorante al delivery via app, dal lavoro in ufficio allo smart working, dal certificato da ritirare in comune all’e-government, dall’università in presenza alle lezioni a distanza. Quanto tutto questo renda più semplice e più razionale la nostra attività quotidiana e quanto invece ci porti ad un impoverimento delle relazioni sociali è tema da affrontare.
La rigenerazione urbana deve andare nella direzione di un intelligente equilibrio fra processo di digitalizzazione e valorizzazione delle relazioni sociali. Allo stesso modo, non va sottovalutato l’impatto che il processo di digitalizzazione ha già avuto sulle attività economiche, rivoluzionando interi comparti – a partire dal commercio e dal turismo: la desertificazione delle attività commerciali ne è la testimonianza più evidente. Dobbiamo sostenere le attività di vicinato per far rivivere le città.
Istituzione di un’Agenzia per le imprese
Per sostenere il settore della distribuzione commerciale, Confesercenti propone la costituzione di un’Agenzia per le imprese, a partecipazione pubblica e privata, che inverta radicalmente il citato trend e rivesta molteplici ruoli, offrendo consulenza, formazione e tutoraggio ai nuovi imprenditori, ma anche servizi alle imprese già esistenti.
Le Associazioni imprenditoriali possono e devono rivestire un ruolo centrale nell’Agenzia, in quanto filtro di riferimento più immediato tra gli imprenditori ed il mercato, in possesso di know-how e strutture di servizio in grado di fornire all’impresa uno spazio appropriato e assistenza e supporto completo sugli elementi determinanti per lo sviluppo della propria attività.
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